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Sono molti i motivi per decidere di partecipare al progetto Freenet. Qualcuno degli interessati condivide le opinioni espresse nel presente testo; altri propendono per varianti di queste opinioni, che trovano rispondenza anch'esse in quello che stiamo cercando di realizzare; altri ancora, semplicemente, apprezzano la sfida sotto il profilo tecnico. Espongo qui le idee che mi hanno maggiormente motivato ad elaborare il sistema, le quali non coincidono necessariamente con le opinioni di tutti i partecipanti al progetto Freenet.
Perchè questo testo abbia un significato, si dovrebbe già sapere che cos'è Freenet. Una buona presentazione generale si trova nella pagina Cos'è Freenet?.
Nella massima parte delle culture occidentali, la libertà di parola è considerata in genere uno dei più importanti diritti che si possano avere. Perchè è così importante la libertà di scambiarsi idee e opinioni? Sono molte le risposte a questa domanda.
Una delle differenze più evidenti tra il genere umano e il resto del regno animale è la nostra capacità di comunicare concetti astratti e sofisticati. Anche se scopriamo di continuo che la capacità di comunicazione degli animali è più sofisticata di quanto si pensasse in passato, è improbabile che qualsiasi altro animale si avvicini al nostro livello di capacità in questo campo.
La maggior parte della gente, potendo decidere se sapere o non sapere qualcosa, sceglierà di essere più, e non meno, informata. Si sono vinte e perse guerre a seconda di chi era meglio informato. Questo perchè essere meglio informati ci consente di prendere decisioni migliori, e in generale migliora la nostra capacità di sopravvivere e di avere successo.
Molte persone vivono oggi in un ordinamento democratico, e dove non c'è un governo democratico se ne sente probabilmente l'esigenza. La democrazia è una risposta alla domanda di come creare dei leaders impedendo loro, al tempo stesso, di abusare del potere di cui dispongono. Si ottiene questo dando al popolo il potere di dettare regole al proprio governo mediante il voto, ma la possibilità di votare non significa necessariamente vivere in un paese democratico. Per dettare davvero regole al proprio governo, il popolo deve sapere che cosa il governo sta facendo: deve essere bene informato. è un'interrelazione a circolo, ma questo circolo si può interrompere se il governo ha il potere di controllare l'informazione alla quale il popolo ha accesso.
La libertà è preziosa per tutti: anzi, molti la considerano tanto importante da essere pronti a morire per essa. Soprattutto nei paesi occidentali, piace pensare di essere liberi di formarsi l'opinione che si vuole e di tenersela. Supponiamo ora che qualcuno abbia la facoltà di controllare l'informazione alla quale si ha accesso. Questo qualcuno avrebbe così la possibilità di manipolare le opinioni degli altri nascondendo certi dati di fatto, diffondendo menzogne e censurando qualsiasi cosa contraddica le sue menzogne. Non è una fantasticheria alla Orwell, è pratica standard della maggior parte dei governi occidentali mentire al popolo, al punto che oggi tutti lo danno per scontato, sebbene questo leda proprio quei principi democratici che costituiscono la giustificazione primaria dell'esistenza del governo.
L'unico modo per preservare la democrazia è provvedere perchè il governo non abbia la possibilità di controllare la facoltà del popolo di scambiarsi informazioni, di comunicare. Se ogni cosa che vediamo e sentiamo è passata per un filtro, non siamo veramente liberi. L'intento di Freenet è di consentire a due o più persone di scambiarsi informazioni, se lo vogliono.
Ovviamente, niente è tutto positivo o tutto negativo. Sono molti a pensare che in determinate circostanze la censura sia una buona cosa. Per esempio, in certi paesi europei è illecito diffondere informazioni che sono ritenute razziste. I governi cercano d'impedire alla gente di difendere idee considerate nefaste per la società. Le risposte a questo dilemma sono due. La prima è che non si può permettere ai governanti d'imporre una censura "buona" senza lasciarli liberi d'imporre anche una censura "cattiva". Per imporre una qualsiasi forma di censura, un governo deve essere in grado di controllare, e quindi di ridurre, la comunicazione. Alcuni già sostengono criticamente che in molti Stati europei la censura antirazzismo è un ostacolo per una legittima analisi storica di fatti quali la seconda guerra mondiale.
La seconda argomentazione è che la censura "buona" è controproducente anche quando non si insinua in altri campi. Per esempio, se si vuole persuadere qualcuno di qualcosa, in genere è più efficace presentare le obiezioni al riguardo e fornire le risposte a queste obiezioni. Purtroppo, impedendo alle persone di conoscere le tesi, spesso sofisticate, sostenute dai razzisti, le si rendono vulnerabili a quelle stesse tesi quando alla fine ci vengono a contatto.
Beninteso, la prima argomentazione è quella più valida, e resterebbe vera anche rifiutando la seconda. In ultima analisi, o c'è censura o non c'è: non vi è una via di mezzo.
Non si può avere libertà di parola senza la possibilità di conservare l'anonimato. La censura è perlopiù retrospettiva: in genere, è molto più facile privare della libertà di parola sanzionando a posteriori chi la esercita, piuttosto che impedire in anticipo di esercitarla. Il solo modo di opporsi a questa tattica è rimanere anonimi. è diffusa, ma errata, l'idea che non ci si possa fidare d'informazioni anonime: non è necessariamente vero. Si possono utilizzare firme digitali per crearsi uno pseudonimo sicuro, che con il tempo può riscuotere fiducia. A tale scopo, Freenet comprende un dispositivo denominato "subspaces".
Naturalmente, in molto di quello che si è pubblicato riguardo a Freenet, il problema del copyright ha assunto importanza centrale. è quindi necessario parlarne un po'. Il nucleo della questione del copyright è che per farlo rispettare occorre controllare le comunicazioni, ma la libertà di parola non è garantita se qualcuno controlla quello che si dice. è un punto importante, che perlopiù non viene sollevato e affrontato quando si discute sul problema del copyright. Permettetemi di dirlo chiaramente:
Non è possibile garantire la libertà di parola e applicare la legge sul copyright
è per questo che Freenet, un sistema inteso a salvaguardare la libertà di parola, deve opporsi all'applicazione del copyright.
Anzitutto, anche se il copyright costituisse l'unico modo di remunerare gli artisti per le loro opere, vorrei far valere che la libertà è più importante del fatto che ci siano artisti di professione (quelli che sostengono che allora non ci sarebbe arte non capiscono la creatività: si creerà sempre, è un impulso irresistibile. L'unico problema è se si possa vivere delle proprie creazioni).
Inoltre, si può mettere in dubbio l'efficacia del copyright, già adesso. Il mondo della musica, che è il più esplicitamente contrario ai progressi della tecnologia delle comunicazioni, non riesce ad agire al riguardo, secondo molti degli artisti la cui remunerazione consiste nel copyright, e anzi ha permesso ad intermediari di acquisire il controllo sui meccanismi della distribuzione, a scapito al tempo stesso degli artisti e del pubblico.
Per fortuna non è qualcosa di ineluttabile. Vi sono molte modalità alternative per remunerare gli artisti. La più semplice è il pagamento su base volontaria: è un'estensione del sistema del mecenatismo, che era frequente prima dell'avvento del copyright, quando i ricchi finanziavano gli artisti per consentire loro di darsi alla creazione a tempo pieno. Internet permette un ampliamento interessante di questa idea, perchè invece di avere un solo ricco mecenate se ne possono avere centinaia di migliaia, che versano piccole somme di denaro via Internet. E anche a questo riguardo noi mettiamo in pratica quello che proclamiamo: il 15 marzo 2001 il progetto Freenet ha iniziato a ricevere donativi, e in una settimana abbiamo raccolto oltre mille dollari.
Qualcuno, naturalmente, considererà ridicola questa idea per il motivo (presumo) che nessuno sarebbe mai disposto a pagare per qualcosa a meno che non ne sia costretto (ma ci sono molte prove contrarie). Prima di tutto, non condivido una simile visuale, piuttosto deprimente, dell'umanità, e poi vi sono dispositivi più sofisticati, che fanno appello allo stesso interesse personale: per esempio "l'equa quota", secondo cui si può investire negli artisti, in un'idea che piace, come un capitalista investe in una venture, e se l'artista ha successo si guadagna in proporzione al proprio contributo iniziale. Un bel vantaggio è che così s'incoraggia a versare più denaro per artisti sconosciuti che si ritiene abbiano un potenziale di successo. Se l'investimento non dovesse rendere, si avrà pur sempre la soddisfazione di aver dato un contribuito a un artista di cui si apprezzano le opere.
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