I cyber-rivoluzionari stanno abbandonando il web per costruire una alternativa anarchica e libera da censura. Scrive Kurt Kleiner
La visione di Napster
della musica gratuita per tutti può essere morta e sepolta, ma il suo spirito
continua a vivere, e non solo in servizi simili di scambio canzoni. Quando le
sue ceneri saranno sepolte, Napster probabilmente verrà ricordato non tanto
per aver permesso la pirateria musicale, quanto per aver iniziato una rivoluzione
che ha cambiato il modo di funzionare di Internet.
Napster è il pioniere di una tecnologia nota come peer-to-peer networking,
abbreviato P2P. L'idea che sta alla base del P2P è di permettere a singoli
computer di comunicare tra loro in maniera diretta attraverso Internet. Evitando
servers centrali, questa tecnologia promette di cambiare il modo in cui le persone
usano la Rete. In questo modo è possibile impedire a chiunque--enti e
governo inclusi--di controllare quello che accade nel cyberspazio.
"L'unica ragione per cui finora Internet è stata relativamente
libera da censura è che chi adesso vorrebbe censurarla prima non riteneva
utile farlo", afferma Ian Clarke, l'ideatore di un sistema P2P chiamato
Freenet. Egli ed un gruppo di programmatori prevedono networks totalmente decentralizzati,
impossibili da censurare e totalmente anonimi. In altre parole, una cyber-anarchia.
In termini tecnici, le reti P2P non sono niente di nuovo. Internet stessa nacque
come un sistema peer-to-peer in cui i computers di università e governo
scambiavano informazioni da pari a pari. Solamente quando molte persone iniziarono
ad esigere accesso ai dati la filosofia del P2P scomparve. Compagnie private
iniziarono a collegare alla Rete i loro potenti computers e ad offrire connessioni
e sevizi on line a piccoli PC. Così nacque il modello client-server.
Grandi servers con connessioni veloci e molta memoria ospitavano le informazioni,
i piccoli computers vi accedevano.
L'idea vincente di Napster è stata di dare a tutti la possibilità
di usare il P2P. Si comprese che non era necessario memorizzare tutto su propri
servers, piuttosto agire come un'agenzia, mettendo in contatto--assieme alle
loro collezioni di mp3--i fans di musica. Napster forniva ai suoi utenti un
indice di tutta la musica presente sui computers di altri, e un programma che
permetteva di collegarsi agli hard disk dove questa risiedeva. Gli utenti potevano
scambiarsi i files senza il diretto coinvolgimento di Napster.
Così Napster è riuscito a dare accesso a grandi quantità
di musica ai suoi utenti senza dover memorizzare una sola nota sui propri servers.
Tutto ciò ha avuto un enorme successo--si calcola che Napster abbia avuto
almeno 61 milioni di utenti--e anche un vantaggio legale. E' chiaro che la maggior
parte delle canzoni erano distribuite violando le leggi sul copyright. Se Napster
avesse ospitato sul proprio sito musica piratata , sarebbe stato chiuso in pochi
giorni. La ragione per cui è durato così a lungo è che
ha potuto sostenere, in maniera del tutto attendibile, di essere un semplice
intermediario. Se succedeva che gli utenti si scambiavano musica piratata, Napster
non aveva più colpa delle Poste che potevano permettere di spedirsi cassette
copiate.
Napster non aveva ancora trovato un modo per liberarsi dagli avvocati del diritto
d'autore, che aveva risolto un problema tormentando networks più grandi,
come Internet. I modelli client-server che sono stati costruiti sono gerarchici,
e come tutte le gerarchie si sta bene finchè si è in alto. Ma
la maggior parte dei piccoli utenti sono ai piedi della piramide, ostacolati
da un Internet Service Provider e dalle sue regole.
Tra le più seccanti ci sono quelle imposte da terze parti, che spesso
hanno fatto da sfondo a processi. Basta considerare la riuscita campagna che
la Church of Scientology ha intrapreso contro i suoi critici on line. La tattica
è di accusare gli ISP che ospitavano materiale protetto da copyright.
Gli ISP sono stati portati davanti a una corte e la maggior parte dei siti in
questione sono stati rimossi.
Il tallone d'Achille di Napster è stato il fatto di aver conservato
parte del modello client-server. Poichè gli utenti dipendevano da Napster
per quanto riguarda il software e l'indice delle canzoni, le case discografiche
avevano un bersaglio da colpire. E lo colpirono. Nel dicembre 1999, Emi, BMG,
Sony, Warner, Universal e la RIAA (Recording Industry Association of America)
citarono Napster per violazione del copyright. Nonostante la causa non sia ancora
terminata, Napster ha avuto il colpo di grazia il mese scorso, quando una corte
d'appello degli Stati Uniti ha stabilito di cessare lo scambio di materiale
protetto da copyright. Napster ha definitivamente gettato la spugna e sta ora
cercando un modo per farsi pagare per i propri servizi, in modo da poter pagare
le royalties.
Ma i pirati del P2P non pensano proprio di smetterla. Il successo di Napster
ha ispirato altri sistemi, e questi sono determinati ad imparare dai suoi errori.
Uno di tali sistemi è Gnutella. Originariamente sviluppato da una compagnia
chiamata Nullsoft, il software fu rilasciato nel marzo 2000, per essere ritirato
il giorno stesso su pressione del partner di Nullsoft, America Online, che si
stava unendo con il gigante della musica e dei media Time Warner. Ma il seme
era ormai gettato. Hackers entusiasti presero il codice di Nullsoft e lo usarono
per scrivere loro stessi nuove versioni. Nel giro di alcune settimane c'erano
differenti ma tra loro compatibili cloni di Gnutella sul Web. La comunità
era nata.
A differenza di Napster, Gnutella non ha un server centrale. Nessuno tiene
traccia degli utenti o indicizza i files che si scambiano. Ognuno è libero
di scrivere un software per accedere al network, e la maggior parte di quelli
attualmente presenti sono open source, così chiunque può aggiungervi
qualcosa o migliorarli. Adesso ci sono circa una dozzina di versioni, scaricabili
liberamente, con nomi come Gnotella, Newtella, Gnut, LimeWire,ToadNode, Gnucleus...
Per entrare a far parte del network, basta scaricare uno di questi programmi,
che fanno diventare il computer un "servent", cioè client e
server contemporaneamente. Fatto questo si è pronti per trovare altri
servent--molti indirizzi sono disponibili su siti web e chat rooms--e connettersi
ad essi. La connessione è stabilita attraverso Internet, e ogni computer
è identificato dal suo IP, l'indirizzo numerico fondamentale che lo identifica.
Ma Gnutella non è il World Wide Web. Il proprio computer comunica direttamente
con i servent che ha trovato, e questi servent passano messaggi avanti e indietro
ad altri servent ancora, costruendo un network in continua espansione.
Per cercare un file, si scrivono delle parole chiave che vengono inviate agli
immediati vicini. Questi ricercano il file all'interno dei loro hard disks,
restituiscono il risultato e inoltrano la ricerca ad altri servent, che ripetono
la procedura. Una singola ricerca può così raggiungere facilmente
centinaia di computers.
Gnutella è progettata per condividere ogni tipo di file: immagini, testo
e software, al pari degli mp3. Ogni utente decide quali files rendere disponibili.
Circola molto materiale piratato, ma la struttura decentralizzata del network
non offre bersagli legali.
In ogni caso, le difficoltà di Gnutella per ora non sono legali ma tecniche.
I problemi di Napster hanno dato una spinta alla diffusione altri programmi
di file sharing sulla rete Gnutella--che all'improvviso ha visto salire a 50000
il numero delle persone collegate ogni giorno, secondo alcune stime--e l'aumento
di traffico ha portato tutto l'insieme ad un arresto. Semplicemente ci si è
resi conto che il network è poco scalabile. Il numero di ricerche è
cresciuto esponenzialmente finchè ha superato le capacità di un
modem a 56k. All'improvviso, migliaia di servent si sono ritrovati senza uscita,
la rete si è frammentato in dozzine di networks piccoli e disconnessi,
nessuno dei quali ha più di 1200 computers collegati.
Seguendo la sua filosofia, Gnutella sta cercando di risolvere il problema in
una maniera decentralizzata. Ogni gruppo di programmatori ha la sua soluzione
preferita. Alcuni vorrebbero confinare i servent più lenti ai limiti
del network, altri abbandonano la purezza ideologica per far rivivere il modello
client-server, facendo connettere i servent più lenti a quelli più
veloci. Qualsiasi soluzione funzioni verrà utilizzata.
Ma anche per Gnutella stanno arrivando problemi legali. E' vero che il sistema
e più decentralizzato si Napster, ma non significa che non ci sia nessuno
da perseguire. Circa la metà di tutti i files presenti su Gnutella sono
resi disponibili da appena l' 1% degli utenti, e questo 1% rappresenta un bersaglio
invitante per chi vuole iniziare delle cause per violazione del copyright. L'organizzazione che più probabilmente presenterà causa è
la RIAA. "Non abbiamo ancora operato niente contro Gnutella. Ma tutto questo
non durerà ancora per molto", afferma Frank Creighton, direttore
dell'iniziativa anti-pirateria della RIAA. Quando la RIAA deciderà di
agire, dice, probabilmente colpirà quell'1 percento. Scoprire chi sono
non dovrebbe essere difficile, perchè i servent di Gnutella devono conoscere
l'indirizzo IP di qualcuno per poter comunicare. Ognuno può risalire
a quale ISP appartiene l'IP in questione, e dopo una lettera minacciosa o un
ordine può far bandire l'utente oppure obbligare l'ISP a rivelarne il
nome, in modo da poter essere perseguito a norma di legge.
Ma c'è un network P2P che sembra capace di sfuggire agli avvocati. Chiamato
Freenet, è un sistema creato con lo scopo di essere anonimo e libero
da censura. Il suo ideatore, Ian Clarke, è un assolutista di libera parola
consapevole che oggi Internet, a dispetto della sua apparente libertà,
è esposta alla censura. E ciò è pericoloso, come ci dice:
" Se guardiamo indietro attraverso la storia possiamo vedere numerosi esempi
in cui censura e propaganda sono state usate per influenzare la gente fino a
permettere le più terribili barbarie, e talvolta anche a parteciparvi".
Come Gnutella , Freenet usa Internet come struttura centrale per inviare e
ricevere informazioni, e identifica ogni computer attraverso il suo indirizzo
IP. Ma a differenza di Gnutella copre le sue tracce ogni volta che un'informazione
viene trasferita.
Connettere il computer a Freenet è simile a quanto si fa con Gnutella:
prima si scarica un software, poi si contattano altri pc che stanno eseguendo
Freenet, dopodichè il computer diventa un "nodo". Freenet è
composta da migliaia di questi nodi, ognuno dei quali può rendere disponibili
dei files. Quando si "inserisce" un file in Freenet, come un mp3,
questo viene criptato e copiato in diversi altri nodi. Ogni nodo conosce quali
documenti contiene ed ha anche informazioni su files contenuti in altri computers.
I nodi vicini comunicano tra loro in continuazione, aggiornandosi l'un l'altro
su aggiunte al network. Ma ogni nodo non conosce che una piccola parte della
rete.
Come si trovano informazioni in un sistema del genere? Come spiega Clarke,
la strategia è simile al modo di viaggiare delle persone prima che ci
fossero le mappe. All'inizio magari sapevano solo di dover andare a Nord, ma
quanto più vicini erano alla meta, tante più informazioni dettagliate
potevano ricevere dalla gente a cui chiedevano, finchè alla fine trovavano
qualcuno che sì, sapeva dir loro che il menestrello che cercavano viveva
giusto dietro l'angolo, nella seconda casupola sulla destra.
Prima di iniziare una ricerca in Freenet, bisogna conoscere il nome del documento
da cercare. Come gli utenti potranno farlo è ancora da definire. Una
chiara possibilità è un indice all'interno di Freenet stessa,
benchè questo in primo luogo ponga il problema di come trovare l'indice.
Un'altra possibilità è quella di pubblicarlo sul Web, ma questo
potrebbe creare un invitante bersaglio legale. Ogni documento ha anche una chiave
numerica legata in maniera criptata al nome, ed è questa che bisogna
conoscere per effettuare delle ricerche.
Supponiamo di conoscere la chiave, che è 123 (in realtà le chiavi
sono molto più complesse di questa). Ogni nodo, compreso il proprio,
conosce i propri documenti e quelli di pochi altri. Il computer cercherà
al suo interno il documento 123, e se non è presente cercherà
un nodo che lo contiene. Se anche questa ricerca fallisce, contatterà
il nodo in cui c'è il più simile, ad esempio 135. Questo potrebbe
non sapere dove si trova 123, ma chi ha il documento 119, così invia
lì la richiesta. L'idea è che con ogni richiesta ci si avvicina
di più a ciò che si cerca veramente. Una volta trovato il documento,
questo ritorna attraverso la catena di ricerca, rimanendo memorizzato in ogni
nodo che ne fa parte.
Una conseguenza di questo è che quante più richieste ci sono
per una certa informazione, tante più copie ci saranno nel network, e
potranno essere trovate più facilmente. Inoltre non c'è modo di
sapere da dove un documento è partito originariamente. Tutto quello che
si sa è che lo si è chiesto a un nodo vicino, che lo è
andato a prendere da qualche parte. Al contrario, se si riceve una richiesta
non si può sapere chi l'ha fatta.
Il risultato è un network a prova di censura. Se qualcuno cerca un file
in un nodo, quel nodo ne otterrà una copia. Anche se lo si identificasse
sarebbe impossibile provare che quel file era lì prima che lo si richiedesse,
così lo sforzo sarà inutile, come dice Clark. E poichè
i documenti sono conservati criptati, i proprietari dei nodi possono tranquillamente
sostenere di non sapere quale particolari files possiedono. In più, all'atto
di richiedere un documento vengono generate nuove copie, quindi la censura si
ostacola da sola.
Gli sviluppatori di Freenet sostengono che il loro network non avrà
gli stessi problemi di scalabilità di Gnutella. Anche se non sono sicuri
di quanti utenti ci siano--dopotutto la rete Freenet è progettata per
non svelare molto di sè--ci sono stati circa 20000 downloads del software.
Alcune simulazioni mostrano che non ci saranno problemi se la comunità
crescerà.
Non tutti condividono il fatto che Freenet sia a prova di censura come crede
Clark. Creighton sostiene di poterla ostacolare scoprendo gli indirizzi IP dei
singoli nodi, inviando delle lettere agli ISP e trascinando alcuni utenti in
tribunale, esattamente come per Gnutella.
Ma se Clark ce l'ha raccontata giusta, Freenet ci porterà in un mondo
nuovo. Nessuno potrà impedire di scaricare musica gratis da Internet.
Si potranno criticare i ricchi e i potenti senza il timore di essere zittiti
o puniti. E si potrà leggere ogni documento che il governo sta cercando
di reprimere.
Per la stessa ragione, non si potrà impedire che la gente plagi materiale
protetto da copyright o dica menzogne su qualcuno. Nessuno potrà porre
fine alla pedofilia o tenere per sè segreti nucleari.
Napster voleva solo darci musica gratis, ma sembra averci indirizzato su una
strada di assoluta libertà di parola. Se è così, la vera
sfida non è ancora cominciata.
Tratto dal New
Scientist magazine, 10 Marzo 2001
Ci vediamo in tribunale